sabato 26 giugno 2010

Italia dei Valori.. e se fosse così?

Sto continuando a pensare a ciò che sta accadendo in IDV, è tutto così assurdo.

È pur vero che gli gnocchi vengono a galla quando l’acqua bolle.. diciamo così per non usare un altro paragone, ma è davvero difficile crederci!
Mi domando come mi comporterei in una situazione simile tenendo conto che, in generale, non mi fido nemmeno di me stessa (anche se poi le mie tranvate me le sono comunque prese)
Decido di fondare un partito, un movimento o associazione che sia, penso di conoscere il mondo in cui andrò a collocarmi e so che c’è molto “gioco sporco”, voglio quindi salvaguardare questa mia “creatura”..
A questo scopo metto in atto tutte le strategie tutte le regole possibili per difenderla e difendermi ben sapendo che un passo falso fatto da me mi si ritorcerebbe contro moltiplicato per un milione.. perché condanno il malaffare radicato in quell’ambiente e dico a chiare lettere che dal mio partito questo modo di fare sarà tenuto fuori senza se e senza ma!
.. E fin qui non avrei fatto altro che ciò che è stato fatto da Di Pietro... almeno credo, questa è solo una mia lettura delle cose.
Visto da di fuori questo è degno di assoluto rispetto e condivisione, cosicché la gente, stanca di tanto appiattimento morale di bugie e disillusione da parte della classe politica, ha dato e continua a dare fiducia al partito che fa battaglie per ristabilire i diritti calpestati da una maggioranza ripiegata su se stessa e ligia solo ai propri interessi ed a quelli degli amici.
Visto da di dentro.. è come essere dentro una stanza con le pareti di vetro: permette di vedere fuori ma impedisce agli altri di vedere ciò effettivamente accade all’interno.. ti accorgi che è un altro mondo.. che le cose sono un po’ diverse.. che tutta quella pulizia è per buona parte solo nelle parole e nelle regole scritte sui regolamenti.
Bhè.. detta così.. sto forse dando credito a tutto ciò che in questi giorni si legge su giornali e tv? Bho??
So per certo di aver vissuto la parte riguardante la mancanza di democrazia la mancanza di chiarezza , so di aver vissuto il silenzio dei nostri “superiori” finalizzato a tenerci all’oscuro di come stavano realmente le cose ed a protrarre le cose per loro “tornaconto”, so di aver accettato-subito imposizioni che mi andavano abbastanza strette, so che a livello territorio il sostegno economico ricevuto era praticamente inesistente per le esigenze di un partito.. queste sono le cose che io ho visto e vissuto per le altre le conosco solo perché mi sono state raccontate da altri che le hanno vissute in prima persona.

Torniamo all’inizio di questo mio scritto.. se ammettiamo che sia andata così è anche pensabile che a molti non sia andata giù una tale “blindatura” .. a chi piacerebbe vivere con un marito una moglie o dei genitori assolutamente avari che non ti concedono nemmeno una bibita in piena estate ed assolutamente accentratori di poteri che non permettono di discutere? Credo proprio a nessuno!
Se tutto è stato fatto per salvaguardare il partito e metterlo al riparo da attacchi e sprechi indiscriminati non è così condannabile. Come ho detto.. io stessa avrei agito così.. perché se sono solo io a gestire il tutto nessuno può rovinare ciò che ho creato.. certo è che poi le responsabilità sono solo mie e di ciò sono cosciente di risponderne in prima persona. . non piacerà a molti.. forse a nessuno.. ma.. è l’unico modo che vedo per tenere sotto controllo la situazione che potrebbe altrimenti rovinarsi.
Da qui la ribellione sacrosanta da parte di chi è entrato in un partito, “paladino dei diritti e della trasparenza”, per condivisione degli ideali espressi e che si sente tradito dal fatto di non averne trovata se non lieve traccia ed il portare a conoscenza del grande pubblico ciò che accadeva e continua ad accadere. Da qui la rivolta di chi quegli ideali li aveva solo di facciata e si sente tradito dalla non divisione della torta!

.. ma.. ed ecco il ma.. quello che sto leggendo ed ascoltando ultimamente fa quasi pensare a qualcosa di scientemente calcolato e finalizzato a chissaché di personalistico.. ora, io faccio davvero fatica a crederci.. vorrebbe dire che Di Pietro un giorno si è messo a tavolino e ha “deciso” questa strategia, da solo o con pochi altri, finalizzandola ad un suo personale tornaconto; non lo conosco, non ho mai avuto modo di passare del tempo a sentirlo parlare se non in forma ufficiale.. ma.. davvero.. non riesco a crederci.. non riesco a prenderlo in cosiderazione!
Con questo, sul resto e su ciò che in prima persona ho vissuto, continuo a pensarla esattamente allo stesso modo e mi dimetterei di nuovo.. nulla è cambiato.. ma questa visione che ne esce ultimamente cozza, secondo me, con ogni ragione ragionevole.. scusate il gioco di parole.
Non è forse pensabile e possibile che questa creatura così cercata e voluta gli sia sfuggita di mano nella forsennata ricerca di soluzioni che portassero più in fretta al raggiungimento degli scopi prefissati?.. MANDARE A CASA I CORROTTI, MANDARE A CASA CHI CI STA TRASCINANDO OLTRE IL FONDO DEL BARILE!
A volte le soluzioni sembrano valide ma sono le peggiori.. soprattutto quando non ci si fida.. quando non si ascolta nessuno.. in questo modo sarebbero anche spiegabili le decisioni delle tante candidature improponibili fatte magari nella convinzione di di dare un segnale di apertura ai “ravvedimenti”.. Ci può stare.. tutto ci può stare..
Certo è che la verità la sa solo Di Pietro.. e farebbe bene a spiegarla, non con le carte dei tribunali e dei notai.. sappiamo bene quanti e quali cavilli esistono per rimanere nella legalità piena anche se sul filo del rasoio.. non siamo così ingenui e sprovveduti.

Dovrebbe spiegarlo scendendo a terra.. e parlando la lingua che ha sempre parlato.. IL DIPIETRESE.. quella lingua che ben si capiva, non quella filtrata dai ghirigori dei discorsi studiati perché così è così si deve.
Dovrebbe farlo ripulendo il partito da quelle tante persone che nulla hanno a che fare con le finalità del partito e lo stanno portando in una direzione che non piace all’elettorato... sarà anche vero che per 50 che se ne sono andati ce ne sono 149.950 che rimangono e altri 100 che arriveranno.. non dovrebbe forse contare più la qualità della quantità?!
Dovrebbe tenere in maggior conto le migliaia di persone che si fidano di lui.
La posta in gioco è troppo alta per mandare tutto alle ortiche.
Nella vita si possono e si devono spesso fare passi indietro ed abbassare la testa chiedendo scusa.. nessuno è indenne da errori.. solo uno pensa che di errori non ne fa, non ne ha fatti e non ne farà mai.. ma quella è un’altra storia quello è Berlusconi e di uno ne basta e avanza!

Se potessi.. vorrei dirgli: Antonio faccio davvero fatica a credere che tu sia quello che dipingono, fammi capire se è davvero così, spiegami senza stare arroccato sul piedistallo della trasparenza che al momento è alquanto opaca.. perché se fosse vero.. non sarebbe un partito ma un’associazione a delinquere e sarei io la prima a condannarti!

mercoledì 23 giugno 2010

Nucleare: La Corte Costituzionale boccia la legge sull'energia che apre al nucleare

Sentenza 215/2010

Giudizio
Presidente AMIRANTE - Redattore MAZZELLA
Udienza Pubblica del 11/05/2010 Decisione del 09/06/2010
Deposito del 17/06/2010 Pubblicazione in G. U.
Norme impugnate: Art. 4, c. 1°, 2°, 3° e 4°, del decreto legge 01/07/2009, n. 78, convertito con modificazioni in legge 03/08/2009, n. 102, come modificato dall'art. 1, c. 1°, lett. a), del decreto legge 03/08/2009, n. 103, convertito con modificazioni in legge 03/10/2009, n. 141.
Massime:
Titoli:
Atti decisi: ric. 79, 80, 84 e 88/2009

SENTENZA N. 215

ANNO 2010
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE COSTITUZIONALE

composta dai signori: Presidente: Francesco AMIRANTE; Giudici : Ugo DE SIERVO, Paolo MADDALENA, Alfio FINOCCHIARO, Alfonso QUARANTA, Franco GALLO, Luigi MAZZELLA, Gaetano SILVESTRI, Sabino CASSESE, Maria Rita SAULLE, Giuseppe TESAURO, Paolo Maria NAPOLITANO, Giuseppe FRIGO, Alessandro CRISCUOLO, Paolo GROSSI,

ha pronunciato la seguente

SENTENZA

nei giudizi di legittimità costituzionale dell’art. 4, commi 1, 2, 3 e 4, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78 (Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, come modificato dall’art. 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge 3 agosto 2009, n. 103 (Disposizioni correttive del decreto-legge anticrisi n. 78 del 2009), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 ottobre 2009, n. 141, promossi dalla Regione Umbria, dalla Provincia autonoma di Trento e dalle Regioni Toscana ed Emilia-Romagna con ricorsi notificati il 3 e il 2 ottobre 2009, depositati in cancelleria il 7, l’8 e il 13 ottobre 2009, rispettivamente iscritti ai nn. 79, 80, 84 e 88 del registro ricorsi 2009.

Visti gli atti di costituzione del Presidente del Consiglio dei ministri, nonché gli atti di intervento della TERNA, Rete elettrica nazionale s.p.a.;

udito nell’udienza pubblica dell’11 maggio 2010 il Giudice relatore Luigi Mazzella;

uditi gli avvocati Rosaria Russo Valentini e Giandomenico Falcon per la Regione Emilia Romagna, Giandomenico Falcon per la Regione Umbria, per la Provincia autonoma di Trento e per la Regione Toscana e l’avvocato dello Stato Giuseppe Fiengo per il Presidente del Consiglio dei ministri.


Ritenuto in fatto


1. – La Regione Umbria ha promosso, in riferimento agli artt. 117, terzo comma, e 118, secondo e terzo comma, della Costituzione, questioni di legittimità costituzionale dell’art. 4 del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78 (Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, come modificato dall’art. 1 del decreto-legge 3 agosto 2009, n. 103 (Disposizioni correttive del decreto-legge anticrisi n. 78 del 2009), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 ottobre 2009, n. 141 (R.R. n. 79 del 2009).

1.1. – La ricorrente premette che il predetto art. 4 concerne interventi urgenti per le reti dell’energia. Esso, al comma 1, dispone che il Consiglio dei ministri, su proposta dei Ministri competenti, «individua gli interventi relativi alla trasmissione ed alla distribuzione dell’energia, nonché, d’intesa con le Regioni e le province autonome interessate, gli interventi relativi alla produzione dell’energia, da realizzare con capitale prevalentemente o interamente privato, per i quali ricorrono particolari ragioni di urgenza in riferimento allo sviluppo socio-economico e che devono essere effettuati con mezzi e poteri straordinari».

Per la realizzazione dei predetti interventi e con le medesime modalità, il comma 2 prevede la nomina, con deliberazione del Consiglio dei ministri, di uno o più Commissari straordinari del Governo ai sensi dell’art. 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400 (Disciplina dell’attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri).

Ciascun commissario, «sentiti gli enti locali interessati, emana gli atti e i provvedimenti, nonché cura tutte le attività, di competenza delle amministrazioni pubbliche che non abbiano rispettato i termini previsti dalla legge o quelli più brevi, comunque non inferiori alla metà, eventualmente fissati in deroga dallo stesso Commissario, occorrenti all’autorizzazione e all’effettiva realizzazione degli interventi, nel rispetto delle disposizioni comunitarie, avvalendosi ove necessario dei poteri di sostituzione e di deroga di cui all’articolo 20, comma 4, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185» (comma 3, come modificato dal d.l. n. 103 del 2009, convertito dalla legge n. 141 del 2009).

Con i provvedimenti di cui al comma 1 «sono altresì individuati le strutture di cui si avvale il Commissario straordinario, senza che ciò comporti nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato, nonché i poteri di controllo e di vigilanza del Ministro per la semplificazione normativa e degli altri Ministri competenti» (comma 4).

1.2. – La ricorrente pur non contestando che, nelle circostanze indicate dalla norma, l’individuazione degli interventi urgenti relativi alla trasmissione, alla distribuzione e alla produzione dell’energia sia fatta a livello centrale, ricorda come questa Corte abbia sottolineato che la «chiamata in sussidiarietà» di funzioni statali in materie di competenza regionale può giustificarsi solo qualora la legislazione statale «detti una disciplina logicamente pertinente, dunque idonea alla regolazione delle suddette funzioni, e [...] risulti limitata a quanto strettamente indispensabile a tal fine»; inoltre, «essa deve risultare adottata a seguito di procedure che assicurino la partecipazione dei livelli di Governo coinvolti attraverso strumenti di leale collaborazione o, comunque, deve prevedere adeguati meccanismi di cooperazione per l’esercizio concreto delle funzioni amministrative allocate agli organi centrali» (sentenza n. 6 del 2004).

Ad avviso della Regione Umbria, la disciplina dell’art. 4 del d.l. n. 78 del 2009 non è pertinente (perché gli imprecisati interventi per i quali sussisterebbero «particolari ragioni di urgenza» devono essere realizzati «con capitale prevalentemente o interamente privato» e pertanto la legge non é idonea a regolare interventi realmente urgenti, poiché la disponibilità del capitale privato é per definizione non garantita), né proporzionata, non essendovi ragioni per attrarre al centro, oltre all’individuazione degli interventi, anche la loro realizzazione.

Il legislatore statale avrebbe potuto realizzare l’obiettivo dell’accelerazione degli interventi di competenza regionale riducendo i termini o semplificando in altro modo i procedimenti, nell’esercizio della sua potestà legislativa di principio. Né lo strumento dei commissari è previsto per compiere atti urgenti di competenza di altre amministrazioni.

La difesa regionale aggiunge che il principio di sussidiarietà ha già operato nella materia dell’energia, considerato che l’art. 29 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59), e la legge 23 agosto 2004, n. 239 (Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia), attribuiscono ad organi statali alcune funzioni amministrative, in base ad esigenze di esercizio unitario.

Secondo la Regione Umbria, pertanto, l’art. 4, commi 2, 3 e 4, del d.l. n. 78 del 2009, prevedendo poteri amministrativi statali in materie di competenza regionale (energia e governo del territorio), violerebbe gli artt. 117, terzo comma, e 118, commi primo e secondo, della Costituzione.

1.3. – In via subordinata, la ricorrente deduce che l’art. 4, comma 3, del d.l. n. 78 del 2009, attribuendo al commissario straordinario del Governo i poteri di sostituzione e di deroga di cui all’art. 20, comma 4, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185 (Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale), convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, e quello di fissare, per l’espletamento delle attività di competenza delle pubbliche amministrazioni, termini inferiori rispetto a quelli previsti dalle leggi, violerebbe comunque i predetti parametri costituzionali.

Infatti, quanto ai poteri sostitutivi, ad avviso della difesa regionale non è costituzionalmente ammissibile che presunte ragioni di urgenza legittimino il conferimento ad un commissario del potere di “espropriare” le competenze amministrative spettanti alle Regioni e agli enti locali in materia di energia, governo del territorio e tutela della salute, né che il commissario possa derogare ad ogni norma, comprese quelle regionali che regolano la valutazione di impatto ambientale e quelle poste a difesa della salute dei cittadini; inoltre, la previsione di tali poteri sostitutivi non risponderebbe ai requisiti richiesti dalla giurisprudenza della Corte costituzionale (precisamente, non sussiste la competenza di un organo politico, non si tratta di atti obbligatori e non sono stabilite garanzie procedimentali per le Regioni).

Il potere di riduzione dei termini, invece, incide potenzialmente sulla normativa regionale e pregiudica la possibilità di esercizio della funzione amministrativa regionale o degli enti locali, mettendo a repentaglio gli interessi all’ordinato sviluppo del territorio, all’ambiente e alla salute tutelati dalle leggi regionali in materia di energia e di urbanistica.

1.4. – La Regione Umbria afferma, poi, che l’art. 4, commi 1, 2 e 3, del d.l. n. 78 del 2009, nella parte in cui non prevede l’intesa della Regione interessata per l’atto di individuazione degli interventi relativi alla trasmissione ed alla distribuzione dell’energia (comma 1), per l’atto di nomina dei commissari (comma 2) e per gli atti adottati dai commissari (comma 3), viola gli artt. 117, terzo comma, e 118, primo e secondo comma, Cost. e il principio di leale collaborazione, i quali richiedono un forte coinvolgimento della Regione quando, come nella specie, lo Stato attragga a sé funzioni amministrative attinenti a materie di competenza regionale.

Infatti, il comma 1 del menzionato art. 4 richiede l’intesa solamente per l’individuazione degli interventi di produzione dell’energia, non anche per quelli di trasmissione e di distribuzione. Ad avviso della Regione, tale differenziazione non è giustificata, né la lacuna potrebbe essere corretta in sede interpretativa, stante la chiarezza del testo della norma.

Il comma 2 prevede che per la realizzazione dei predetti interventi e con le medesime modalità si provvede alla nomina, con deliberazione del Consiglio dei ministri, di uno o più commissari straordinari del Governo. Anche in questo caso, secondo la difesa regionale, dovrebbe ugualmente valere il principio dell’intesa, che invece è richiesto, attraverso il rinvio al comma 1, per le sole opere di produzione dell’energia; ne conseguirebbe l’illegittimità del comma 2 per non aver previsto l’intesa anche sulla nomina di commissari statali in relazione alle opere di trasmissione e di distribuzione dell’energia.

Anche l’art. 4, comma 3, del d.l. n. 78 del 2009, ad avviso della ricorrente, sarebbe illegittimo, perché non stabilisce che i provvedimenti relativi all’autorizzazione e alla realizzazione degli interventi vengano assunti d’intesa con la Regione interessata.

La Regione Umbria richiama, poi, la giurisprudenza di questa Corte che ha sancito la necessità dell’intesa con la Regione interessata per la localizzazione e la realizzazione di opere gestite da organi centrali in virtù del principio di sussidiarietà (sentenze n. 303 del 2003, n. 6 del 2004, n. 62 e n. 383 del 2005).

Infine, la ricorrente segnala che anche la Commissione parlamentare per le questioni regionali, nel parere del 29 luglio 2009, aveva chiesto il ripristino del testo originario del d.l. n. 78 del 2009 che prevedeva l’intesa con le Regioni e le Province autonome interessate per l’individuazione, non solo degli interventi relativi alla produzione dell’energia, ma anche di quelli relativi alla trasmissione e alla distribuzione dell’energia.

2. – Il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato e difeso dall’Avvocatura generale dello Stato, si è costituito in giudizio e chiede che il ricorso sia dichiarato inammissibile e comunque infondato nel merito.

Il resistente afferma che l’art. 4 del d.l. n. 78 del 2009 mira a superare situazioni di stallo che si possono verificare con riferimento ad impianti privati di produzione di energia (già realizzati o in corso di realizzazione), sui quali le competenze della Regione e degli enti locali già si sono espresse e per i quali si presentino difficoltà per la piena utilizzazione del prodotto nella rete nazionale, ovvero con riferimento all’individuazione di nuovi insediamenti necessari per risolvere deficit strutturali di energia riscontrabili in importanti aree del Paese.

Esso, dunque, si applica solamente in circostanze di particolare urgenza che richiedono il ricorso a mezzi e poteri straordinari al fine di tutelare in modo unitario gli interessi dell’intera collettività nazionale.

La difesa erariale aggiunge che la chiamata in sussidiarietà prevista dalla norma impugnata è ragionevole e proporzionata.

Infatti, assodato (come riconosciuto dalla stessa ricorrente) che le circostanze di urgenza giustificano l’individuazione, da parte dello Stato, degli interventi da compiere, sarebbe semmai irragionevole che la fase esecutiva, che è quella che determina l’effettivo soddisfacimento delle esigenze unitarie che giustificano l’intervento statale, non fosse anch’essa attratta in capo allo Stato.

Irrilevante sarebbe, poi, la forma, pubblica o privata, dell’intervento da realizzare, decisiva essendo invece la finalità pubblicistica che si intende celermente perseguire.

Quanto alla pretesa violazione del principio di leale collaborazione, la difesa erariale afferma che, nel caso di specie, esso è stato attuato nei limiti della ragionevole essenzialità e, cioè, per gli interventi di nuove produzioni, con l’intesa con la Regione interessata e, in tutti i casi, con la partecipazione egli enti locali.

La differenziazione della disciplina degli interventi urgenti relativi alla trasmissione e alla distribuzione, da un lato, e quelli relativi alla produzione dell’energia, dall’altro, è il frutto di una consapevole scelta del legislatore, basata sulla constatazione che situazioni critiche in tema di trasporto e distribuzione presuppongono necessariamente una preventiva positiva valutazione della Regione sull’attività di produzione e mirano a superare difficoltà e gelosie locali in ordine alla fruizione di un bene già esistente che una non razionale distribuzione potrebbe disperdere.

Inoltre l’Avvocatura generale dello Stato sottolinea come gli interventi in materia di trasporto e distribuzione di energia siano caratterizzati da un interesse strategico statale più marcato rispetto a quelli inerenti la produzione. Infatti il servizio di trasporto e trasformazione dell’energia elettrica sulla rete nazionale ha la funzione di connettere i centri di produzione nazionali e transazionali, al fine di ottimizzare la produzione.

3. – La Provincia autonoma di Trento ha promosso, in riferimento agli artt. 117, terzo comma, e 118, secondo e terzo comma, Cost., agli artt. 8, numeri 5, 6, 17, 19 e 22, e 16 del d.P.R. 31 agosto 1972, n. 670 (Approvazione del testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige), e all’art. 4, comma 1, del decreto legislativo 16 marzo 1992, n. 266 (Norme di attuazione dello statuto speciale per il Trentino-Alto Adige concernenti il rapporto tra atti legislativi statali e leggi regionali e provinciali, nonché la potestà statale di indirizzo e coordinamento), questioni di legittimità costituzionale – tra l’altro – dell’art. 4, commi 1, 2, 3 e 4, del medesimo d.l. n. 78 del 2009 (R.R. n. 80 del 2009) di cui al precedente ricorso.

3.1. – La ricorrente premette che le disposizioni impugnate attengono alla materia «energia», nella quale essa ha potestà legislativa ed amministrativa in virtù del d.lgs. 11 novembre 1999, n. 463 (Norme di attuazione dello statuto speciale della regione Trentino-Alto Adige in materia di demanio idrico, di opere idrauliche e di concessioni di grandi derivazioni a scopo idroelettrico, produzione e distribuzione di energia elettrica), che, in attuazione delle norme statutarie che attribuiscono potestà primaria alla Provincia di Trento nelle materie dell’«urbanistica», della «tutela del paesaggio», dei «lavori pubblici di interesse provinciale», della «assunzione diretta di servizi pubblici» e della «espropriazione per pubblica utilità (art. 8, nn. 5, 6, 17, 19 e 22 dello statuto di autonomia speciale), ha aggiunto l’art. 01 nel d.P.R. 26 marzo 1977, n. 235 (Norme di attuazione dello statuto speciale della regione Trentino-Alto Adige in materia di energia).

Inoltre, l’art. 14, primo comma, dello statuto di speciale autonomia prevede il parere obbligatorio della Provincia per le concessioni in materia di comunicazioni e trasporti riguardanti linee che attraversano il territorio provinciale e l’art. 9 del d.P.R. n. 235 del 1977 precisa che quanto disposto da tale art. 14 si applica «per quanto concerne il territorio delle province autonome» a tutto ciò che riguarda «lo sviluppo della rete di trasmissione nazionale».

In particolare, l’art. 01 del d.P.R. n. 235 del 1977 trasferisce alle Province autonome «le funzioni in materia di energia esercitate sia direttamente dagli organi centrali e periferici dello Stato sia per il tramite di enti e istituti pubblici a carattere nazionale o sovraprovinciale, salvo quanto previsto dal comma 3» (comma 1); ed il comma 2 precisa che le funzioni relative alla materia «energia» di cui al comma 1 «concernono le attività di ricerca, produzione, stoccaggio, conservazione, trasporto e distribuzione di qualunque forma di energia».

Allo Stato il citato art. 01, comma 3, lettera c), riserva solamente «la costruzione e l’esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti convenzionali di potenza superiore a 300 MW termici nonché le reti per il trasporto dell’energia elettrica costituenti la rete di trasmissione nazionale con tensione superiore a 150 KV, l’emanazione delle relative norme tecniche e le reti di livello nazionale di gasdotti con pressione di esercizio superiore a 40 bar e oleodotti». Anche in relazione a tali compiti, comunque, l’art. 01, comma 4, prevede il parere obbligatorio della Provincia, ai sensi dell’art. 14, primo comma, dello statuto di speciale autonomia.

Infine, la ricorrente ricorda che, in base agli artt. 117, terzo comma, e 118 Cost., le Regioni ordinarie hanno potestà legislativa concorrente e potere di allocare le funzioni amministrative in materia di «produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia».

3.2. – La Provincia autonoma di Trento sostiene che, se l’art. 4 del d.l. n. 78 del 2009 dovesse essere inteso come riferito a tutti gli impianti e a tutte le reti (e cioè anche a quelli che l’art. 01 del d.P.R. n. 235 del 1977 attribuisce alla competenza provinciale), violerebbe sia gli artt. 8, numeri 5, 6, 17, 19 e 22, e 16 del d.P.R. n. 670 del 1972, sia l’art. 4, comma 1, del d.lgs. n. 266 del 1992, il quale esclude che la legge possa attribuire agli organi statali – nelle materie di competenza propria delle Province autonome – funzioni amministrative, comprese quelle di vigilanza, di polizia amministrativa e di accertamento di violazioni amministrative, diverse da quelle spettanti allo Stato secondo lo statuto speciale e le relative norme di attuazione.

3.3. – Ad avviso della ricorrente l’art. 4 del d.l. n. 78 del 2009 sarebbe illegittimo anche se inteso come riferito esclusivamente alle opere diverse da quelle trasferite alla competenza della Provincia di Trento.

Infatti, pur restando ferma la necessità del parere della Provincia per le concessioni in materia di comunicazioni e trasporti riguardanti linee che attraversano il territorio provinciale prevista dall’art. 14 del d.P.R. n. 670 del 1972 (previsione che – in virtù dell’art. 9 del d.P.R. n. 235 del 1977 – si applica anche allo sviluppo della rete di trasmissione nazionale dell’energia), la norma impugnata attribuirebbe inammissibilmente compiti amministrativi ad organi statali in materia oggetto di competenza concorrente, senza prevedere un forte coinvolgimento della Provincia.

Al riguardo la ricorrente svolge considerazioni analoghe a quelle contenute nel ricorso proposto alla Regione Umbria (v., supra, n. 1.4).

4. – Il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato e difeso dall’Avvocatura generale dello Stato, si è costituito e chiede che il ricorso sia respinto.

La difesa del Governo afferma che le disposizioni impugnate prevedono, in materia di produzione di energia, il coinvolgimento delle Regioni e delle Province autonome interessate attraverso lo strumento dell’intesa. Invece il trasporto e la distribuzione dell’energia avvengono in un quadro di riferimento che richiederebbe necessariamente una valutazione d’insieme che solamente la visione unitaria dello Stato sarebbe in condizione di garantire.

Coerente con tale competenza statale sarebbe la nomina dei commissari di cui all’art. 4, comma 2, del d.l. n. 78 del 2009, mentre il rispetto dei principi di leale collaborazione è garantito dalla necessità (prevista dal successivo comma 3) di sentire gli enti locali interessati. Infine, del tutto legittimamente il comma 4 dello stesso art. 4 disciplinerebbe l’ufficio del commissario, che è un organo dello Stato.

5. – Anche la Regione Toscana ha promosso, in riferimento agli artt. 117 e 118 Cost. e al principio di leale collaborazione, questione di legittimità costituzionale – tra l’altro – dell’art. 4, comma 1, del medesimo d.l. n. 78 del 2009 di cui ai precedenti ricorsi (R.R. n. 84 del 2009).

La ricorrente espone che l’art. 4, comma 1, del d.l. n. 78 del 2009, nella sua versione originaria era conforme a Costituzione, poiché prevedeva la necessità dell’intesa con la Regione interessata, per l’individuazione, non solo degli interventi in tema di produzione dell’energia, ma anche di quelli relativi al trasporto e alla distribuzione dell’energia.

Invece, per questa seconda categoria di interventi, la necessità dell’intesa è stata eliminata in sede di conversione in legge e tale testo della norma è stato riprodotto dall’art. 1, comma 1, lettera a), del d.l. n. 103 del 2009.

Ciò determinerebbe la lesione delle competenze regionali in materia di trasporto e distribuzione dell’energia, poiché lo Stato ha assunto la titolarità di funzioni amministrative che in tale materia spetterebbero alle Regioni, senza prevedere la necessità di una intesa forte, così come richiesto dalla giurisprudenza di questa Corte (in proposito, la ricorrente cita le sentenze n. 303 del 2003, n. 6 del 2004 e n. 383 del 2005).

6. – Il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato e difeso dall’Avvocatura generale dello Stato, si è costituito e chiede che il ricorso sia respinto.

Il resistente afferma che il legislatore non ha previsto la necessità dell’intesa per gli interventi in materia di trasporto e distribuzione dell’energia perché questi sono caratterizzati da un preminente interesse strategico ai fini dello sviluppo economico, della produzione industriale e della fornitura dei servizi pubblici essenziali sull’intero territorio nazionale e pertanto legittimamente ha ritenuto che, in una situazione di particolare urgenza, il coinvolgimento delle singole Regioni interessate potesse avvenire esclusivamente in materia di produzione dell’energia.

7. – Anche la Regione Emilia-Romagna ha promosso, in riferimento agli artt. 117, terzo comma, e 118, primo e secondo comma, Cost., nonché per violazione del principio di leale collaborazione, questioni di legittimità costituzionale del medesimo art. 4, commi 1, 2, 3 e 4, del d.l. n. 78 del 2009 (R.R. n. 88 del 2009), svolgendo considerazioni analoghe a quelle esposte nel ricorso della Regione Umbria e riportate supra, sub numeri da 1.1. a 1.4).

8. – Il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato e difeso dall’Avvocatura generale dello Stato, si è costituito e chiede che il ricorso sia dichiarato inammissibile e comunque infondato nel merito, sulla base degli stessi argomenti svolti nell’atto di costituzione nel giudizio promosso dalla Regione Umbria (v., supra, sub n. 2).

9. – In tutti i giudizi è intervenuta la TERNA – Rete Elettrica Nazionale s.p.a., la quale chiede che i ricorsi siano respinti.

10. – Le Regioni Umbria ed Emilia-Romagna e la Provincia autonoma di Trento hanno depositato memorie.

10.1. – La Regione Umbria premette che l’art. 2-quinquies del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 3 (Misure urgenti per garantire la sicurezza di approvvigionamento di energia elettrica nelle isole maggiori), inserito dalla legge di conversione 22 marzo 2010, n. 41, a norma del quale ai commissari straordinari di cui all’art. 4 del d.l. n. 78 del 2009 non si applicano le previsioni dell’art. 11 della legge n. 400 del 1988, non incide sulla materia del contendere nel presente giudizio.

Eccepisce, inoltre, l’inammissibilità dell’intervento della TERNA s.p.a.

Nel merito, la Regione Umbria contesta le argomentazioni svolte dal Presidente del Consiglio dei ministri, affermando che le situazioni indicate dall’Avvocatura generale dello Stato a fondamento della norma impugnata non valgono a giustificare la chiamata in sussidiarietà per la realizzazione degli interventi contemplati dalla norma medesima; aggiunge che le disposizioni censurate non sono neppure idonee a garantire interventi effettivamente urgenti, poiché questi devono essere realizzati con prevalente capitale privato.

La Regione ribadisce, quindi, che l’art. 4 del d.l. n. 78 del 2009 viola il principio di leale collaborazione e che esso è illegittimo anche perché attribuisce ai commissari poteri troppo ampi.

Nega, infine, che gli interventi previsti dalla norma impugnata si riferiscano a strutture la cui realizzazione sarebbe già stata concertata con le Regioni e che le situazioni di urgenza che li giustificherebbero dipendano da obblighi internazionali assunti dall’Italia.

10.2. – La Provincia autonoma di Trento, nella propria memoria, svolge considerazioni analoghe a quelle contenute nella memoria della Regione Umbria.

10.3. – La Regione Emilia-Romagna, a sua volta, contesta le argomentazioni svolte dal Presidente del Consiglio dei ministri e dalla TERNA s.p.a. ed afferma che la normativa impugnata sarebbe illegittima anche perché i poteri attribuiti ai commissari sono eccessivamente ampi, né essi sono limitati agli impianti per i quali sia in corso un procedimento autorizzativo che necessiti di un intervento sollecitatorio ovvero a quelli la cui realizzazione sarebbe stata già concertata con le Regioni.

Ad avviso della difesa regionale, il principio di leale collaborazione sarebbe leso per non essere state previste forme di collaborazione Stato-Regione in relazione agli interventi di trasmissione e distribuzione dell’energia. Né l’asserito più marcato interesse strategico statale nei confronti di questi interventi rispetto a quelli inerenti la produzione dell’energia giustificherebbe l’attrazione della materia de qua nella sfera di competenza esclusiva dello Stato.

La Regione, infine, contesta che lo Stato avesse titolo ad emanare le norme censurate in ragione della propria competenza legislativa in materia di rapporti con l’unione europea, di ambiente e di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che debbono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Infatti le norme in questione rientrano nella materia della «produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia», oggetto di competenza legislativa concorrente. Conseguentemente, la necessità di adeguamento alla normativa europea di far fronte ai ritardi accumulati dal nostro Paese è inconferente e insufficiente a legittimare i contenuti concretamente adottati dal legislatore statale, in ragione, sia della violazione del principio di leale collaborazione, sia della mancanza di un riscontro positivo delle asserite ragioni di urgenza (stante anche la mancata previsione di forme certe e pubbliche di finanziamento per la realizzazione degli interventi che si ritengono necessari).
Considerato in diritto

1. – Le Regioni Umbria, Toscana ed Emilia-Romagna e la Provincia autonoma di Trento hanno promosso questioni di legittimità costituzionale dell’art. 4, commi 1, 2, 3 e 4, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78 (Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, come modificato dall’art. 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge 3 agosto 2009, n. 103 (Disposizioni correttive del d.l. anticrisi n. 78 del 2009), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 ottobre 2009, n. 141, in riferimento agli artt. 117 e 118 della Costituzione, agli artt. 8, numeri 5, 6, 17, 19 e 22, e 16 del d.P.R. 31 agosto 1972, n. 670 (Approvazione del testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige), all’art. 4, comma 1, del decreto legislativo 16 marzo 1992, n. 266 (Norme di attuazione dello statuto speciale per il Trentino-Alto Adige concernenti il rapporto tra atti legislativi statali e leggi regionali e provinciali, nonché la potestà statale di indirizzo e coordinamento), ed al principio di leale collaborazione.

La Provincia autonoma di Trento e la Regione Toscana hanno promosso, con i medesimi ricorsi, anche questioni di legittimità costituzionale di altre disposizioni del medesimo d.l. n. 78 del 2009, per le quali si è proceduto a separati giudizi.

1.1. – L’art. 4 del d.l. n. 78 del 2009, nel testo risultante dalle modifiche introdotte dal d.l. n. 103 del 2009, prevede che il Consiglio dei ministri può individuare interventi relativi alla produzione, al trasporto ed alla distribuzione dell’energia, da realizzare con capitale prevalentemente o interamente privato, per i quali ricorrono particolari ragioni di urgenza in riferimento allo sviluppo socio-economico e che devono essere effettuati con mezzi e poteri straordinari (comma 1); la disposizione richiede la necessità dell’intesa con la Regione solo per l’individuazione degli interventi relativi alla produzione e non anche per quelli concernenti il trasporto e la distribuzione.

Il Consiglio dei ministri nomina, con la stessa procedura di cui al comma 1, uno o più Commissari straordinari per la realizzazione di tali interventi (comma 2).

Il Commissario straordinario può fissare, per l’attività occorrente per l’autorizzazione e l’esecuzione degli interventi in questione, termini più brevi rispetto a quelli ordinariamente previsti; inoltre, in tutti i casi in cui le amministrazioni non rispettino tali termini (quelli ordinari ovvero quelli da lui abbreviati), può sostituirsi alle amministrazioni medesime nel compimento di tutta l’attività che sarebbe di loro competenza (comma 3).

Con i provvedimenti di cui al comma 1 sono altresì individuati le strutture di cui si avvale il Commissario straordinario, senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato, nonché i poteri di controllo e di vigilanza del Ministro per la semplificazione normativa e degli altri Ministri competenti (comma 4).

1.2. – Ad avviso delle Regioni Umbria ed Emilia-Romagna e della Provincia autonoma di Trento, premesso che la norma censurata deve essere ricondotta alla materia della «produzione, trasporto e distribuzione dell’energia», non sussisterebbero le ragioni giustificatrici della chiamata in sussidiarietà in capo ad organismi statali disposta dalla norma denunciata.

Le Regioni Umbria ed Emilia-Romagna e la Provincia autonoma di Trento sostengono anzitutto che la chiamata in sussidiarietà del potere di individuare e realizzare interventi relativi alla produzione, alla trasmissione ed alla distribuzione dell’energia è stata attuata dall’art. 4, commi 1, 2, 3 e 4, del d.l. n. 78 del 2009 con una normativa non pertinente (perché gli interventi per i quali sussisterebbero «particolari ragioni di urgenza» devono essere realizzati «con capitale prevalentemente o interamente privato» e, pertanto, la legge non sarebbe idonea a regolare interventi realmente urgenti, la disponibilità del capitale privato essendo per definizione non garantita), né proporzionata, perché non ci sono ragioni per attrarre al centro, oltre all’individuazione degli interventi, anche la loro realizzazione.

Le Regioni Umbria ed Emilia-Romagna deducono, in via subordinata, che, in ogni caso, i poteri attribuiti ai Commissari sarebbero troppo ampi.

Infine, tutte le ricorrenti sostengono che, ammesso che sussista l’esigenza accentratrice, la norma sarebbe illegittima nella parte in cui prevede l’intesa con le Regioni solo per gli interventi relativi alla produzione e non anche per quelli relativi al trasporto ed alla distribuzione dell’energia.

Risulterebbero pertanto violati, per le Regioni ricorrenti, gli artt. 117 e 118 Cost. e, per la Provincia di Trento, anche le norme statutarie in materia di «energia» (artt. 8, numeri 5, 6, 17, 19 e 22, e 16 del d.P.R. n. 670 del 1972, e art. 4, comma 1, del d.lgs. n. 266 del 1992).

2. – Stante la loro connessione oggettiva, i quattro ricorsi devono essere riuniti ai fini di un’unica pronuncia.

3. – Nei giudizi di costituzionalità è intervenuta la TERNA s.p.a., gestore della rete elettrica nazionale.

Tale intervento è inammissibile, perché, come costantemente affermato da questa Corte, i giudizi di costituzionalità in via principale si svolgono solamente fra i soggetti titolari di potestà legislativa, con esclusione di qualsiasi altro soggetto.

4. – La questione è fondata.

In considerazione del fatto che si verte in materia di produzione, trasmissione e distribuzione dell’energia, non può in astratto contestarsi che l’individuazione e la realizzazione dei relativi interventi possa essere compiuta a livello centrale, ai sensi dell’art. 118 della Costituzione. In concreto, però, quando un simile spostamento di competenze è motivato con l’urgenza che si ritiene necessaria nell’esecuzione delle opere, esso dev’essere confortato da valide e convincenti argomentazioni.

Ora, è agevole osservare che, trattandosi di iniziative di rilievo strategico, ogni motivo d’urgenza dovrebbe comportare l’assunzione diretta, da parte dello Stato, della realizzazione delle opere medesime.

Invece la disposizione impugnata stabilisce che gli interventi da essa previsti debbano essere realizzati con capitale interamente o prevalentemente privato, che per sua natura è aleatorio, sia quanto all’an che al quantum.

Si aggiunga che la previsione, secondo cui la realizzazione degli interventi è affidata ai privati, rende l’intervento legislativo statale anche sproporzionato. Se, infatti, le presunte ragioni dell’urgenza non sono tali da rendere certo che sia lo stesso Stato, per esigenze di esercizio unitario, a doversi occupare dell’esecuzione immediata delle opere, non c’è motivo di sottrarre alle Regioni la competenza nella realizzazione degli interventi.

I canoni di pertinenza e proporzionalità richiesti dalla giurisprudenza costituzionale al fine di riconoscere la legittimità di previsioni legislative che attraggano in capo allo Stato funzioni di competenza delle Regioni non sono stati, quindi, rispettati. Va dichiarata pertanto l’illegittimità dell’art. 4, commi da 1 a 4, del d.l. n. 78 del 2009, nel testo risultante dalle modifiche introdotte dal d.l. n. 103 del 2009, per violazione degli artt. 117, terzo comma, e 118, primo e secondo comma, della Costituzione.

4. – Le ulteriori questioni sollevate dai ricorrenti (in tema di ampiezza dei poteri dei Commissari straordinari e di mancata previsione dell’intesa con le Regioni in sede di individuazione degli interventi in materia di trasmissione e distribuzione dell’energia) restano assorbite, stante la caducazione integrale delle norme censurate.

per questi motivi

LA CORTE COSTITUZIONALE

riuniti i giudizi e riservata a separate pronunce la decisione delle altre questioni di legittimità costituzionale promosse dalla Provincia autonoma di Trento e dalla Regione Toscana,

dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 4, commi 1, 2, 3 e 4, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78 (Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, nel testo risultante dalle modifiche introdotte dall’art. 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge 3 agosto 2009, n. 103 (Disposizioni correttive del decreto-legge anticrisi n. 78 del 2009), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 ottobre 2009, n. 141.

Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 9 giugno 2010.
F.to:
Francesco AMIRANTE, Presidente
Luigi MAZZELLA, Redattore
Giuseppe DI PAOLA, Cancelliere

Depositata in Cancelleria il 17 giugno 2010.
Il Direttore della Cancelleria
F.to: DI PAOLA

fonte: http://www.cortecostituzionale.it/giurisprudenza/pronunce/scheda_ultimo_deposito.asp?comando=let&sez=ultimodep&nodec=215&annodec=2010&trmd=&trmm=

martedì 22 giugno 2010

FINALMENTE

E sì!.. Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. È passato un anno ormai da quando, a Cremona, è iniziato tutto e tre mesi dalle dimissioni in blocco del Coordinamento Provinciale di IDV.
Nel silenzio più totale alle richieste alle domande. Ieri un giornalista si è mobilitato per capire come mai un intero gruppo politico provinciale avesse deciso di voltare le spalle al partito. Da questo è partita la sua "inchiesta" che è possibile leggere qui. Finalmente si conoscerà anche l'altra campana, l'altra versione di quanto accaduto, finalmente.. forse.. la gente capirà che non i "quattro pasticcioni dell'Armata Brancaleone" (come ci ha definiti chi ha provocato il tutto) hanno affossato il Coordinamento ed il partito a Cremona.. ma il partito stesso con la sua gestione non chiara della situazione che si era venuta a creare.. e non certo per causa nostra!  Abbiamo subìto una scelta una decisione non chiara, non in linea con le direttive che sulla carta dovrebbero essere seguite da chi entra in IDV.
 (..) Cremona era una provincia fedele al colonnello dipietrista Piffari: (..) erano molto ligi al potere dei gerarchi locali, erano tifosi di Tonino, gente che magari avrebbe letto e pensato peste e corna del Tribuno.com. (..)  
è vero credavamo nelle regole che avevamo sottoscritto con l'adesione e, laddove avevamo comunque dei dubbi, chiedavamo conto di ciò che che ci veniva detto, ma erano risposte non vere.. erano silenzi tesi ad allungare i tempi in attesa dei "loro tempi" finalizzati a cosa.. ancora oggi non lo sappiamo!

Forse, finalmente, sapremo perché si è voluto affossare il Coordinamento a Cremona.. o meglio le persone che ne facevano parte, persone elette in un congresso e riconosciute dal partito come suoi dirigenti fino alle elezioni amministrative del 2009 e sempre meno in seguito.. fino a portare alla conclusione che leggete nell'articolo.  
Forse.. dico forse perché già mi sembra di sentirle le risposte.. sempreché ne arrivino, ma non voglio togliere la sorpresa a nessuno, io le so.. le immagino.. perché ormai conosco i miei polli.. o meglio.. ho imparato a conoscerli a mio danno.
La cosa che però mi lascia sempre più allibita è il silenzio di Di Pietro su tutto ciò che sta accadendo a livello territoriale nel SUO partito: epurazioni, espulsioni, dimissioni di eletti dirigenti ed iscritti.. e non è vero come affermano che sono solo poche decine in Italia.. siamo in tanti.. tantissimi a non condividere questo modo di fare che contrasta apertamente con i Valori annunciati. 
I giornali le tv non ne parlano.. non fa notizia? fa comodo parlare di IDV solo come partito "contro Berlusconi" perché comunque torna a vantaggio della maggioranza? .. parlarne bene parlarne male, l'importante che se ne parli? perché.. tanti nemici tanto onore?
Certo è che se tutto ciò accadesse nel resto dell'opposizione o nella maggioranza i vertici dell'IDV avrebbero già fatto partire le cariche d'assalto contro la mancanza di democrazia e di rispetto nei confronti di dirigenti e militanti.
Dove sono i deputati i senatori gli europarlamentari eletti nel partito dei VALORI di fronte alla ribellione a questo stato di cose che sta muovendo il popolo degli iscritti e dei suoi dirigenti?? Devo pensare che le poltrone piacciono anche a loro al di là del come e del perché??

Mah!! sono sempre più basita, delusa amareggiata incazzata.. il resto degli aggettivi aggiungetelo voi.. non ho più parole.. per ora!!

martedì 8 giugno 2010

Mi vergogno... ottobre 2009

Di acqua sotto i ponti ne è passata molta da allora, le risposte non ci sono state, se non quelle di chi è sordo o finge di esserlo, ed il partito se n'è andato per i fatti suoi alla ricerca di chi non desse fastidio con le sue ideologie e le sue richieste di rispetto e coerenza. Non vedo la speranza di un'apertura di una marcia indietro.. è un treno in corsa che sta percorrendo un binario che porta ad un ponte crollato... dove rischia di arrivare prima di altri.. perché sono convinta che gli elettori di IDV gli occhi li apriranno prima di leghisti e pidiellini... proprio perché elettori di Italia dei Valori.. e non è né un gioco di parole né ironia spicciola!!!

Soncino (Cremona) 05.10.2009

Alla cortese attenzione:
On. Antonio Di Pietro
On. Sergio Michele Piffari - Coordinatore Regionale IdV Lombardia

On. Ivan Rota - Resp. Naz. Organizzazione IdV
Sen. Elio Lannutti - Commissione straordinaria per il controllo dei prezzi

Mi chiamo Ernesta Del Sarto, ho 57 anni attualmente ricopro l’incarico di Vice Coordinatore Provinciale IDV a Cremona nonché Responsabile Iscritti, eventi ed addetto stampa.
Entrai in IDV iscrivendomi alla campagna IO SOSTENGO con il mio blog e dicendo -sono qui cosa devo fare..? Dopo qualche mese iniziai a frequentare le riunioni, tenute dalla Sen. Carlino allora Commissario a Cremona, preparative alla raccolta firme contro il lodo Alfano da quel momento ho fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità: ho raccolto firme, ho partecipato attivamente a riunioni, congressi, per un anno ho seguito attivamente le vicissitudini della costruzione di una discarica di amianto nella nostra provincia, ho partecipato alla preparazione e svolgimento della campagna elettorale; ho predisposto e fatto stampare in proprio volantini personali che ho distribuito, (pur convinta di non avere alcuna probabilità di essere eletta) insieme a quelli delle europee, in ogni cassetta postale del mio collegio sperando che una parte dei miei concittadini apprezzassero il fatto che IDV era rappresentata anche nel loro territorio e ci aiutassero, con il loro voto, ad entrare nel Consiglio Provinciale.. ho fatto insomma, quello che ritenevo dovesse fare un cittadino che non vuole vedere andare a catafascio il suo Paese.. è ben poca cosa lo so.. forse molto di più avrei potuto fare ma tant’è.

Dopo l’azzeramento, in periodo pre elettorale dei precedenti incarichi e, ad elezioni avvenute, il Coordinatore Provinciale Giacomo Guerrini mi affidò quelli che attualmente ricopro, accettai con molto timore quello di Vice Coordinatore ritenendolo un incarico prettamente “politico”, non mi sono certo sentita “importante” o più su di altri.. assolutamente no.. ma ho vissuto e vivo questa nomina con molto timore di sbagliare, cercando di rendermi utile come posso e per quello che so.
Ciò premesso, mi rivolgo a Lei, a Voi, poiché mi è difficile capire e comprendere come possiamo noi Dirigenti Provinciali, rappresentanti di un partito che fa della trasparenza e correttezza propria bandiera, organizzare una campagna tesseramento chiedendo alle persone di pagare due volte la tessera nel giro di poco più di tre mesi.
Come posso parlare guardandoli negli occhi dicendo che capisco e condivido i loro problemi di lavoro pensioni e stipendi ed allo stesso tempo dire che la tessera che stanno sottoscrivendo.. e pagando.. scadrà inesorabilmente al 31 dicembre 2009 e che da gennaio 2010 dovranno iscriversi di nuovo?

MI VERGOGNO A FARLO ED A PROPORLO..
1. perché rappresento, per scelta consapevole, proprio questo partito
2. perché conosco da vicino e vivo ogni giorno in prima persona le loro stesse difficoltà ad arrivare alla fine del mese..
3. perché so quanto “valgono” i 500/1000 euro di pensioni e stipendi di molte persone che si avvicinano a IdV
4. perché so che 20€ possono essere la spesa di una settimana per una famiglia
5. perché so che, è brutto dirlo ma è la realtà, non si sfama una famiglia con le sole ideologie
6. perché penso di militare in un partito che punti a farci sentire persone che ancora contano qualcosa e non solo come numeri.

Capisco e comprendo che la scadenza ad andamento gennaio-dicembre sia, organizzativamente, la più semplice e gestibile ma le regole possono essere calibrate ad esempio estendendo la validità del tesseramento all’anno successivo almeno quando vengono rilasciate negli ultimi tre mesi.. esattamente ¼ dell’anno solare.. quale bel biglietto da visita per il partito “DALLA PARTE DEI CITTADINI”?
Sono molte le cose che da oggi in poi ci verranno richieste e che dovremo affrontare come Dirigenti, mi chiedo però se il fatto che tali cose possano risultare difficili da perseguire ed ottenere da persone che sul territorio si dedicano al partito a scapito delle famiglie del loro tempo e dei loro portafogli.. e che lo fanno con assoluta convinzione senza chiedere nulla in cambio, abbiano un reale valore.. umano!

È vero.. se in una cosa ci si crede la si fa.. senza tanto pensare.. e le assicuro che per quanto mi riguarda sta sfondando una porta aperta in questo senso, non immagina quanto, ma quando i soldi mancano ed il tempo da dedicare, pur dando l’anima e togliendolo alla famiglia ed al privato, è quello che il lavoro (se ancora c’è) ci permette.. ci si sente davvero stracci da pavimento, usati solo perché servono in quel momento, braccia e non teste pensanti sentendosi rispondere “se ti va bene è così se no puoi anche andartene”.. o subendo lo spettro del commissariamento nel caso di non raggiungimento degli obiettivi nonostante l’impegno ed il lavoro svolto e.. con assistenza e supporto, mi permetta di dire, spesso troppo spesso, pari a poco più di zero ed in tempi assolutamente contingentati.
Alle nostre argomentazioni viene risposto che anche voi non avete orari.. che siete in giro dal mattino alla sera senza fermarvi.. che anche voi togliete tempo alla vostre famiglie ed al riposo.. è vero per molti di voi è così.. ma obiettivamente On Di Pietro e tutti, con tutto il rispetto che devo e porto, veramente pensate che siamo alla pari?? Veramente pensate che possiamo fare e sostenere le stesse cose? Veramente pensate che il vostro tempo da dedicare all’attività politica è pari a quello che giornalmente ha un lavoratore dopo le ore di lavoro e nei giorni liberi e che, gratuitamente ma con impegno, dedica al partito?

Noi dirigenti Provinciali fino ad oggi il nostro dovere di cittadini impegnati politicamente lo abbiamo fatto e senza chiedere nulla per il nostro tempo e per le spese sostenute.. ma da oggi ed in futuro con i ritmi che ci verranno imposti potremmo non farcela più.
Le posso assicurare che nella nostra realtà provinciale di impegno personale ed economico ne abbiamo messo tutti, a fatica, ma lo abbiamo fatto..
Non sto rivendicando una sorta di stipendio.. assolutamente no.. non ora, in questo momento sto rivendicando un impegno sì di sostegno economico da parte del Nazionale-Regionale, ma verso la sede politica Provinciale che rappresenta IDV sul territorio, quale contributo spese per sede e materiali.. e perché no una sorta di rimborso spese.

On Di Pietro e tutti, come ben sapete dover presenziare alle riunioni di partito che magari comportano allontanamento da casa di chilometri, senza contare che ciò a volte richiede di star fuori anche a dormire, stare nelle piazze e nelle strade con i gazebo.. spesso dalla mattina alla sera.. dover magari chiedere dei permessi non retribuiti.. tutto ciò ha un costo.. un impatto non indifferente sulle nostre finanze e vite.. già penso ai nostri delegati che dovranno recarsi a Roma al prossimo congresso... in quanti potremo permettercelo?.. il rischio sarà, purtroppo che, con dispiacere, non si possa essere tutti presenti a rappresentare il nostro territorio..
Non immagina quanto il pronunciare queste parole mi pesi in termini di disagio, per me che nella vita ho fatto battaglie, piccole forse.. ma assolutamente sentite e vissute, dando valore estremo alle questioni di principio, etica, rispetto.. mi sono sempre battuta prima per il rispetto dei pazienti e dei lavoratore e poi per il mio stipendio.. ho scioperato per i primi e mai per il terzo!

In questo momento il mio morale è davvero sotto i piedi, la forza di continuare attivamente al suo fianco è messa a dura prova.. e ciò mi fa star male.. molto male perché ho creduto fermamente e condiviso ciò che IDV fino ad oggi esprimeva; continuo a pensare che la società civile molto possa fare.. so che bisogna fare qualcosa.. e voglio fare qualcosa!.. ma in questa fase di crescita del Partito sento che si stanno emarginando le persone “comuni”.. che il lavoro svolto dalla base sul territorio viene indirizzato a sostenere persone al di fuori del territorio, ci sono sicuramente persone sul territorio che hanno tanta di quella volontà e preparazione da compensare il resto.. e che se motivate svolgerebbero bene il loro mandato.. certo.. magari con un po’ di assistenza a muoversi in un ambiente come la politica.
Spesso la volontà di ribellarsi è più costruttiva e motivante che non un incarico dato e ricevuto per titolo di studio.
Sono tante le cose che vorrei dire su come queste scelte operative mi fanno sentire sì arrabbiata ma soprattutto delusa.. mi ritrovo a valutare, seppur condividendo l’ideologia e le mete da raggiungere, se continuare a farlo in queste condizioni che mi suonano come assoluta imposizione e non condivise.. non è facile.. sentire discorsi che vanno dritti al cuore ed allo stomaco e poi scontrarsi con l’organizzazione che sembra agire in altra direzione.

Riconosco che IdV è costantemente sotto una lente d’ingrandimento e che un nostro piccolo errore, anche solo a livello locale, creerebbe un boato.. ma sul territorio operano e lavorano “persone” non automi da accendere e spegnere e che queste hanno bisogno di gratificazioni ed aiuto, aiuto che si manifesta anche con l’arrivo tempestivo dei materiali politici quali moduli, manifesti, volantini ed informazioni certe ed un contributo che serva a far funzionare una sede politica provinciale degna di questo nome.. non si possono ricevere continuamente note e materiali che fanno attivare in una direzione ed a lavori in corso riceverne altre che ribaltano, annullando, ciò che già è stato fatto.. viene oltretutto richiesta un’efficienza impeccabile a persone “volontarie”.. efficienza che dovrebbe però scaturire da un’efficienza lacunosa ricevuta da professionisti.
Mi sono dilungata tantissimo e di questo me ne scuso ma non sono riuscita a concentrare ulteriormente l’amarezza che provo.
con stima saluto cordialmente

Ernesta Del Sarto
Vice Coordinatore Provinciale IDV CREMONA

lunedì 7 giugno 2010

Così non mi piace!

NO non è così che vorrei finisse. Ho sempre pensato che è molto più difficile difendersi quando si è innocenti che quando si è colpevoli.. e continuo a pensarlo. Chi non fa nulla di male non pensa a tenere segnato tutto ciò che fa.. chi ha la coscienza sporca si assicura di pararsi il c** ogni volta che fa qualcosa! Ma c’è anche chi, sapendo che tutto ciò che fa potrebbe essergli usato contro pur agendo correttamente, tiene da parte qualsiasi cosa pensi possa servire a difendersi.. questo, a mio parere, non è paraculismo è solo conoscere chi ha davanti preparandosi a difendersi.. a prescindere.

Questo ragionamento mi porta spesso a discussioni infinite con persone che vedono questo mio modo di pensare come mania di persecuzione e forse lo è; veramente non ci avevo mai pensato fino a quando, una trentina di anni fa a Conselice, qualcuno mi accusò di aver distrutto con la mia moto, un auto parcheggiata; cercai in tutti i modi di spiegare che era impossibile procurare quel danno senza procurarne a me o alla moto, quella persona insisteva anche davanti all’evidenza della moto nuova ed intatta, mi disse di avere un testimone.. meno male.. avremmo chiarito tutto! Ma cosa fare quando il testimone davanti a te afferma.. <sì era seduta qui al bar con un’altra ragazza.. non ricordo chi delle due è andata via per prima.. avevano il casco.. ma è stata lei!..> puntando il dito verso di te. In quel momento mi crollò il mondo addosso mi sembrò di non aver più l’aria da respirare, fortunatamente la mia amica fu più lucida di me dicendo di chiamare i carabinieri, l’accusatore si rifiutò di rimanere e se ne andò maledicendomi; la cosa ebbe degli strascichi in seguito ma non è importante parlarne qui ora.. certo è che quella sensazione orribile non vorrei mai più riprovarla!

Torno al motivo di questa nota sapendo di non dire nulla di nuovo o sconosciuto a tanti.
Iniziai “a tener d’occhio” Italia dei Valori fin dall’inizio perché volevo capire.. perché ero tra quelli che pensavano che Di Pietro avesse sbagliato ad entrare in politica, guardavo criticamente ciò che faceva ma non ci vedevo nulla di male nel fatto che tutto fosse accentrato su di sé, che tutto dovesse essere vagliato da lui.. insomma che lui fosse “il capo”. Pensavo che stesse creando un partito “particolare”, un partito che doveva essere diverso dagli altri partiti, fatto di persone affidabili e pulite e quindi non mi meravigliai del fatto che fossero pochi molto pochi a gestire il tutto ed era scontato che questi pochi fossero di sua stretta fiducia che rispondessero direttamente a lui. Iniziai a votare IDV per poi arrivare ad entrare attivamente con questa visione e convinzione delle cose.

Stando all’interno ho conosciuto modi di fare diversi da quelli che può vedere un semplice iscritto o un elettore ma a dir la verità non ho cambiato parere su quella gestione “ristretta” del partito, ho continuato a pensare che era da proteggere dall’assalto di chi poteva solo puntare a salire su un carro che stava crescendo, una gestione che a pensarci è condivisibilissima.. chi di noi darebbe le chiavi di casa a chiunque?
Vedo che quegli assalti non sono respinti.. anzi si spalancano le porte a quelli che, secondo me, non dovrebbero nemmeno avvicinarsi alla porta del partito nel timore di essere allontanati in malo modo, vedo che chi sbaglia sapendo di sbagliare non paga e anzi spesso viene premiato, vedo che il territorio è tenuto in gran conto solo quando ci sono firme da raccogliere, quando ci sono campagne elettorali che spesso chiedono il sostegno a persone che nulla hanno a che fare con il territorio interessato, vedo che vengono raccontate cose che non rispondono a verità ma che servono solo a trascinare il tempo a favore di chi le racconta e che alla fine di quel tempo c’è la “vittoria”di chi non si è comportato bene! Vedo che per far politica sul territorio (conosco solo quello provinciale) ogni militante ogni dirigente che non abbia un suo utile reddito personale ben poco può fare, vedo che si deve cercare un bar.. una casa.. un ritrovo qualsiasi per le riunioni di partito chiedendo favori a destra e manca ai conoscenti perché ciò che economicamente arriva sono briciole che non coprono nemmeno le spese di stampa di moduli o volantini per far conoscere le attività di partito! Le bollette dei telefoni di casa e dei cellulari lievitano come torte nel forno, ai distributori di benzina vicino casa ormai ti conoscono bene ed i tagliandi all’ auto di ognuno diventano più frequenti per i kilometri fatti.
Vedo che tutto ciò non è tenuto in alcun conto ma è “dovuto” ed in silenzio.. senza rimostranze.. senza dire come la si pensa.. che non ci si fa a sostenere un simile andamento.. che non è giusto aprire le porte in pompa magna a chi nulla ha dato in termini di impegno personale al partito ma che è lì solo perché conosce tizio o caio o ne è parente oppure perché in un partito “piccolo ed in crescita esponenziale” è più facile imbucarsi e trovare una poltrona per 5 anni.. meglio ancora se è una buona!

È per tutto questo che sono arrabbiata, non tanto per la gestione economica ristretta che ritengo potrebbe anche funzionare bene, avendo figure certe e ben definite di responsabilità nel bene e nel male a fare da filtro e parafulmine verso quei figuri dannosi per un partito che si vuol chiamare ITALIA DEI VALORI e, allo stesso tempo, farne un GRANDE PARTITO collaborando anche economicamente con il territorio ed i suoi Uomini e Donne.. anziché strangolarli, delegittimarli e demotivarli. Servendo invece, di fatto, da carta moschicida per chi dovrebbe allontanare e da repellente per chi da dentro lavora con lealtà e rispetto delle regole.

Le ultime notizie, i titoloni dei giornali di questi giorni non mi portano né ad esserne contenta né a gioirne mi fanno solo star peggio perché non si può portare una cosa valida, sulla carta ben riuscita, un partito.. sull’orlo del baratro solo per non voler ascoltare la base, dirigenziale, iscritta ed elettorale senza la quale, sarebbe bene lo ricordassero, la piramide crolla!
Tutti i partiti sono così.. ma sulla nostra bandiera c’è scritto ITALIA DEI VALORI e chi onestamente si avvicina e convintamente vota.. ci crede.. altrimenti voterebbe altro.. o entrerebbe a far parte di quel quasi 36% che è il partito dell’astensione o se ne starebbe a casa a fare le sue cose o a far passeggiate risparmiando anche un bel po' di soldini per la sua vecchiaia.. anche se visto come vanno le cose serviranno sicuramente anche prima che questa arrivi!

martedì 1 giugno 2010

Calderoli la Lega e la Toscana

Premessa:

qualche giorno fa quando si parlava di abolire le piccole province ho cercato di capire quali fossero quelle coinvolte e la mia Massa Carrara era tra queste.
Ma la scoperta davvero più incredibile è che forse non sono nata in provincia di Massa Carrara bensì in provincia di.. non lo so e neppure in Toscana perché quel territorio farebbe parte della regione Lunezia (o Emilia-Lunense), ci ho scherzato su.. un po' sì un po' no.. cavoli.. mi dispiacerebbe, pazienza per la provincia.. ma addirittura il cambio di regione.. una nuova poi!
Ma può essere finita qui?.. nooo ettepareva.... scopro anche che in tutto questo guazzabuglio Soncino non sarebbe più in provincia di Cremona perché tutta la parte sud fino a Cremona città compresa rientrerebbe nella Lunezia e non in Lombardia!.. ma la mia provincia di residenza quale sarebbe? Bergamo.. Lodi???

EMMÓ??.. chi lo risolve il problema?? Sì.. perché un problema c'è e sembrerebbe anche grosso!
Qualche anno fa un'associazione, che pensavo fosse una goliardata, decise di agire per il riconoscimento della Lunezia, territorio nato nel 1859 dove la mia provincia si chiamava Massa e Carrara, terminologia che ho continuato ad usare fino alle elementari nei primi primi anni 60, poi mi hanno detto che dovevo scrivere Massa Carrara o Massa-Carrara ma non era un'informazione proprio corretta perché di fatto la "e" era già sparita, lasciando il posto al "trattino - ", nel 1946 ma nella mia scuola evidentemente non lo sapevano.
L'associazione Regione Lunezia presentò nel luglio 2008 alla Presidenza della Repubblica istanza di riapertura del caso Lunezia.
Trovate tutta la storia qui e qui

Arriviamo però ad oggi, alla Lega ed al ministro per la semplificazione Calderoli che nel 2009 preso da raptus di sfoltimento ha cancellato molte leggi e tra queste due leggi, del 1946 e del 1938, riferite alla provincia Toscana di Massa Carrara ristabilendo di fatto senza saperlo la situazione territoriale del 1859!
Qualcuno dovrà risolvere anche questa situazione paradossale dove esiste una provincia che però nella realtà non c'è più ed un vasto territorio che solo sulla carta è in una regione inesistente..
Ma a questo punto viene un grosso dubbio: se Calderoli ha fatto una cavolata del genere.. quante altre potrà averne fatte?? Si parla di migliaia di leggi cancellate.. abrogate.. ma quali?? e con quali conseguenze?.. maaa.. ne avrà mica infilata qualcuna nuova da usare al momento opportuno?? nooo non può essere.. però... forse è meglio che alla luce di questa storia qualcuno si prenda la briga di dare una controllata all'operato del Ministro, padre della famosa legge elettorale porcata!
So che ci sono grandi problemi da affrontare ma ai fini amministrativi anche questa grana non è da poco chissà se parlando di eliminazione di province se ne accorgeranno!

Insomma... tanto tuonò che piovve... volevano eliminare le province e le leggi inutili.... ci ritroviamo con una nuova regione che non sapevamo di avere!.. se questa è l'efficenza.. parlano anche di eliminare degli enti inutili.. speriamo di non ritrovarci senza sanità o altro!

CONTROLLATELI DA VICINO
TENETELI D'OCCHIO QUANDO FANNO LE LEGGI perché ormai lo sappiamo che ci infilano dentro di tutto..
TENETELI D'OCCHIO QUANDO LE CANCELLANO perché non vorrei che ci ritrovassimoi in una monarchia perché per sbaglio (!?!?!?) hanno cancellato la legge che istituisce la Repubblica Italiana!!